Arte

Patrimonio artistico

Chiesa ai Celestini

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(Braccio di levante, lato sud)
S. Nicolò e S. Cristoforo
Affresco trecentesco, cm. 250 x 180

S. Basilio (?) e S. Caterina
Affresco trecentesco, cm. 250×160

S. Antonio Abate
Affresco trecentesco, cm. 250×90
I tre affreschi, fatti fare da Pachino di Verdello nel 1393, “sono i più belli della Chiesa per finezza di toni, per gusto di disegno, per sentimento e religiosità”. (Luigi Angelini).

Papa Celestino V con S. Nicolò, S. Caterina e devoto offerente
Affresco cm. 250×230 datato 1425, di “artista di minor levatura”. (Luigi Angelini)

(Braccio di levante, lato nord)
Madonna con Bambino

S. Nicolò Benedicente

La Trinità
Padre Eterno in seggio con le mani alzate a portare la Croce con la figura del Cristo e la colomba dello Spirito Santo.
I tre affreschi trecenteschi sono contemporanei e forse della stessa mano dei primi tre precedenti.

(Braccio di ponente, lato nord)
La Pietà
Affresco quattrocentesco.

La Deposizione dalla Croce
Affresco quattrocentesco.
“Opere indubbiamente quattrocentesche. Artista di nobile spirito e di alta capacità”. (Luigi Angelini)

(Braccio di ponente, lato sud)
Madonna Adorante Gesù Bambino

Affresco quattrocentesco.
Lunetta sopra la porta trecentesca di collegamento col chiostro.
Affresco molto ben conservato.
“Per il garbo incantevole richiama non poco la squisita finezza spirituale del Bergognone”. (Luigi Angelini)

(Altare maggiore)
Vergine in Gloria con i Santi Celestino Papa e Nicolò da Bari (1660)
Olio su tela. Attribuito a Francesco Salmeggia (1602-1630) o Marco Antonio Cesareo (1600-1666).

 

Iconografia di Santa Caterina d’Alessandria
nella Chiesa e nel Monastero

Presenza di Santa Caterina d’Alessandria, patrona del Vico Plorzano nel quale il cardinale Guglielmo Longo (o Longhi) fece edificare la Chiesa e il monastero. La presenza di immagini della Santa testimonia quanto il nostro Borgo fosse saldamente ancorato alla devozione della Martire alessandrina fin dai primissimi tempi della sua storia.

Affreschi del secolo XIV

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Sono arrivate fino a noi almeno tre rappresentazioni artistiche: due all’interno della Chiesa e una sulla parete orientale del chiostro quattrocentesco.

La più antica è certamente quella della parete sud del transetto di levante (a destra, guardando l’altare). Luigi Angelini, l’architetto borghigiano che curò a suo tempo le ristrutturazione del monastero e preparò il volumetto “Vicende e restauri della Chiesa e convento di S. Nicolò ai Celestini in Bergamo” (Bergamo, 1939-XVII), non esita a scrivere che questi affreschi “«sono i più belli della Chiesa per finezza, per gusto di disegno, per sentimento e religiosità» (p. 90).

Si tratta di tre riquadri contornati da un fregio geometrico di sapore cosmatesco. Santa Caterina compare in compagnia di altri santi: Cristoforo, Nicolò (o Nicola), Basilio (?) e Antonio abate.
I cinque Santi sono separati nei primi due riquadri da colonnette tortili e racchiusi in alto da archetti polilobati.
La figura della Santa, nelle sue linee essenziali, si presenta di una soavità struggente. Porta l’abito rosso avvolto da una leggero manto giallo a risvolti bianchi. Porta tutte le insegne tradizionali: la corona regale sul capo, la palma del martirio nella mano destra, la ruota con le punte di ferro posata per terra al fianco sinistro. L’Angelini la definisce «figura soave e spiritualizzata in una espressione di cristiana dolcezza».

Sulla stampa locale anche in questa occasione non è mancato chi ha avanzato l’ipotesi che questa raffigurazione, che porta chiara la data 1393, possa aver dato il nome all’intero Borgo.
L’ipotesi è affatto insostenibile.

Saremmo curiosi di conoscere l’autore di questi affreschi. Difficile indicarlo.
Nel bordo alto del fregio, fra San Cristoforo e San Nicolò, si trova però il nome del religioso che lo ordinò: “Hoc opus fecit fieri frater Pachinus de Verdello (?1393)”. Ossia: Quest’opera è stata ordinata da fra Pachino da Verdello (?) nel 1393.

Sulla stessa parete della Chiesa si trova anche un altro affresco che occupa m. 2,30 del muro. Risale a un’epoca di poco posteriore ed è di qualità certamente inferiore a quella degli affreschi appena richiamati.
Il fondo presenta un ornamento a stampi di colore grigioverde e nerastro.
Al centro è un libro con una scritta latina che reca anche la data di esecuzione: 1425.
Si tratta di un’unica scena. San Celestino V è seduto in trono, con la tiara pontificia, il pastorale e un libro aperto sul quale i restauri di Angelini hanno riportato alla luce il testo: è la strofa di un inno al Santo, indicato come “lux magna monachorum”.
Alla sua destra, in piedi, è San Nicolò, con le insegne episcopali della mitria e del pastorale, benedicente con tre dita della mano destra con San Celestino. Alla sinistra è la figura di Santa Caterina, anch’essa in piedi, mentre davanti a lui sta inginocchiato un monaco con le mani giunte e rivolto verso papa Celestino.
Santa Caterina esprime su di lui protezione tenendo la palma della mano appoggiata alla schiena del devoto. La Santa è in abito rosso e mantello biancogrigio. Porta in capo la corona circondata dell’aureola. Nella mano destra regge il rametto di palma segno del martirio.
Angelini commenta: «La fattura piuttosto opaca del dipinto, il disegno delle teste e delle mani alquanto grossolane, le pieghe sommariamente modellate, mostrano un artista mediocre che tuttavia presenta un certo interesse di espressività e di composizione».

Merita un cenno anche l’affresco della parete orientale del chiostro quattrocentesco, vicino alla porticina di ingresso laterale alla Chiesa.
Si vede la Madonna in trono con Gesù Bambino.
A destra di chi guarda è un piccolo corteo di vari Santi che potremmo così identificare: San Nicolò, Sant’Antonio abate, San Cristoforo. A sinistra è una figura femminile, presumibilmente Santa Caterina, sempre in abito rosso e manto bianco.