Fatti storici e di devozione al Santuario

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Il sudario di Veronica

Nel transetto sinistro del Santuario, nella lunetta posta sopra la grande tela della Madonna di Loreto, troviamo un affresco circolare, del diametro di due metri, noto come Il sudario di Veronica, incorniciato da una decorazione pure di forma circolare (medaglione). L’opera è del pittore Giovanni Pezzotta, che, nato ad Albino nel 1838, studiò all’Accademia Carrara, dopodiché visse nel nostro borgo fino alla morte, avvenuta nel 1911. Famoso anche come ritrattista, lavorò molto per il nostro Santuario, realizzando numerosi affreschi. Quello di cui ci occupiamo raffigura due angeli che mostrano una tela sulla quale è dipinto il volto di Cristo. L’episodio della donna di nome Veronica che asciuga il volto di Gesù, durante la sua salita al Calvario, con un panno che poi conserverà impressa l’effigie del Salvatore non è contenuto in nessuno dei Vangeli canonici. In uno dei Vangeli apocrifi (cioè non riconosciuti dalla Chiesa come Parola di Dio), il Vangelo di Nicodemo, detto anche Atti di Pilato – presumibilmente composto in più momenti fra il secondo e il quinto secolo d. C.-, però, si parla di una donna, Bernice, che, al processo contro Gesù, cerca di testimoniare in difesa di Lui affermando di essere stata guarita dalle continue emorragie solo toccandogli il mantello: si tratterebbe, pertanto, dell’emorroissa di cui parla il Vangelo di Luca, senza però citarne il nome. Il nome di Veronica è la traduzione latina di Bernice (o Berenice) che in greco significa “portatrice di vittoria” e che fu piuttosto diffuso in età ellenistica. Nel passaggio dal greco al latino, però, l’assonanza del nome Veronica con vera icona (cioè vera immagine) generò nella fantasia popolare la leggenda della vera immagine di Cristo impressa sul velo di Veronica, la quale fu poi venerata come una delle pie donne che seguirono la crocifissione di Gesù e ricordata nella sesta stazione della Via crucis. Dal tredicesimo secolo in poi in San Pietro, a Roma, si venerò un’immagine del volto di Cristo impressa su una tela, detta velo della Veronica, che gli studiosi per lo più identificano con un’icona tardo-bizantina tuttora lì conservata, anche se ora molto malridotta e difficilmente decifrabile.

Alla devozione nei confronti di questa reliquia fanno riferimento, tra gli altri, Dante Alighieri e Francesco Petrarca. Particolarmente significativa è la testimonianza di Dante, nel trentunesimo canto del Paradiso (v. 103 sgg.): il poeta, giunto nell’Empireo, contempla San Bernardo, mandatogli a prepararlo alla visione di Dio, e paragona il suo stupore estatico a quello del pellegrino che, partito da Paesi lontani, non sa staccare gli occhi dall’immagine venerata del volto di Cristo:

Qual è colui che forse di Croazia

viene a veder la Veronica nostra,

che per l’antica fame non sen sazia,

ma dice nel pensier, fin che si mostra:

“Segnor mio Iesù Cristo, Dio verace,

or fu sì fatta la sembianza vostra?”

 

Rubrica sul sito nella sezione Borgo > Storia e curiosità

a cura della professoressa Loretta Maffioletti