“Vivere non è accettare tutto, ma scegliere, sfrondare, sacrificare.
La linfa dell’albero sale solo quando i rami sono stati potati”
L. Giraud
Scuola dell’Infanzia “don F. Garbelli”
Eccoci al nostro immancabile appuntamento mensile: la Quaresima e la Pasqua ci hanno impegnati moltissimo! E oltre alla Festa di Resurrezione, di cui abbiamo già raccontato lo scorso mese in merito ai preparativi e al percorso, ci sono stati alcuni avvenimenti significativi: ad esempio la gita a Lilliput, durante la quale ci siamo messi in gioco con i nostri compagni e i nostri genitori, partecipando ai vari laboratori proposti; a scuola in queste ultime settimane abbiamo giocato con la nostra creatività, costruendo una città con le sue regole della strada negli incontri di educazione stradale con la maestra Roberta, abbiamo avuto poi l’opportunità di giocare con il corpo e la voce nel laboratorio di teatro con Piera. Ci siamo divertiti con le favole di Esopo con la maestra Alice e abbiamo giocato con tanta musica che ci ha fatto divertire e sperimentare la sua universalità con Giulia. E poi il laboratorio d’inglese con Antonella, Vilma e Giovanna e quello di psicomotricità con Chiara, che continuano a farci esplorare mondi interessanti; infine il corso di sci, che continua grazie alla collaborazione della maestra Cinzia e lo sci club Radici…insomma, la nostra vita a scuola è molto ricca e densa di appuntamenti.
Ma tutto il resto, cioè lo sfondo complessivo all’interno del quale tutti questi laboratori si muovono, è unico. E’ comune ed è l’obiettivo principale dell’intera vita a scuola: dare l’opportunità a ciascun bambino di costruirsi un insieme di strumenti per vivere serenamente nel mondo. E’ in realtà una sfida gigantesca questa: significa, di fatto, porre sulla strada della crescita di un bambino degli ostacoli ed aiutarlo affinché trovi i mezzi per superarli da sé. Finché si tratta di contenuti, di cose da conoscere e apprendere, il lavoro è abbastanza facile; ma quando ad entrare in gioco sono le emozioni e le relazioni, il terreno diventa molto (ma molto) delicato. Un conto è predisporre un gioco di scoperta affinché un bambino arrivi a comprendere qualcosa; invece assistere ad uno scontro-incontro tra due bambini che in quel piccolo confronto si stanno conoscendo, è decisamente più difficile. Assumersi il rischio che due dei nostri bimbi si scontrino è faticoso: il timore che si facciano del male prevale sulla comprensione del valore autentico che in quel momento ognuno sta conoscendo se stesso e l’altro in uno scambio di giochi, regole, emozioni, sentimenti… Sarebbe chiaramente più semplice dare la soluzione, dispensare il nostro sapere da adulti, ma non è ciò che ci compete. Il nostro compito primario è esserci, al bisogno. Saper confezionare degli ambienti e delle situazioni ricche di significati, che poi ciascun bambino sceglierà, preferirà ad altri oppure semplicemente bypasserà perché per lui in quel momento non saranno rilevanti.
Ogni situazione, ogni giorno è una scelta, ognuno di noi lo sa bene, sia a scuola che nell’extra scuola. In ogni istante ci si pongono davanti agli occhi una serie di scelte, una dopo l’altra e noi siamo i protagonisti dello svolgersi della nostra giornata, della nostra vita da lì in avanti.
Scegliere è importante ed essere capaci di valutare la situazione per poi destreggiarsi per intraprendere una via piuttosto di un’altra è una competenza fondamentale.
La scuola è una palestra in cui questa capacità si costruisce e si allena ogni giorno, ogni momento.
E’ un banco di prova: ci si misura continuamente, tra bambini e tra adulti, sia come genitori che come insegnanti; per i bambini è tutt’altro che semplice. Già la preliminare comprensione del contesto non è facile.
Per poter scegliere cosa fare (e poi come farlo) bisogna guardarsi attorno e comprendere chi ci sta vicino, come mi sento in questo momento, cosa mi piacerebbe fare, cosa è possibile fare rimanendo all’interno delle regole della vita sociale e cosa succederà se deciderò di comportarmi in un certo modo…insomma lo studio (perché di uno studio vero e proprio si tratta) dell’ambiente in cui vivo è un passo importante e complesso. Ma proprio per questo è fondamentale.
Poi si sceglie: faccio questo o quello? E l’uno implica la rinuncia dell’altro, il sacrificio di una delle alternative, tuttavia irrinunciabile per poter proseguire.
Quindi dobbiamo saper gestire questa piccola frustrazione della rinuncia e del sacrificio, senza la quale non si può progredire e costruire la propria vita quotidiana.
Sembra banale forse, ma è il meccanismo che sta alla base di ogni piccola conquista, di ogni momento di crescita. Da subitissimo, rinuncio a stare tra le braccia della mamma per potermi destreggiare con le mie gambe nel mondo; sacrifico la mia relazione uno-a-uno per aprirmi alla realtà della socialità; rinuncio al pannolino per scoprire come il mondo dell’autonomia mi apra mille opportunità…e via dicendo. Il nostro stesso ruolo, come dicevamo poco fa, è di sacrificio, quasi nascondimento se vuole essere autentico: dobbiamo essere una presenza invisibile, che si fa sentire ma mai si sostituisce al bambino o trova per lui la soluzione ad un problema.
Ecco svelato il nostro credo, che è forse quello che dovrebbe farci sempre riflettere come educatori e genitori: all’interno di questa cornice concettuale si sta muovendo la nostra scuola e i nostri bambini, sempre entusiasti di scoprire il mondo e (perché no?!) di crearsene uno tutto proprio.
Noi rinnoviamo la nostra felicità nell’essere ancora una volta i loro compagni di viaggio e di avere la fortuna di condividere la loro gioia nel crescere.
Le insegnanti con suor Mariateresa
Dal bollettino parrocchiale di aprile 2015