Fatti storici e di devozione al Santuario

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Foto: Chiesa di San Nicolò ai Celestini, affresco della Madonna Addolorata. È probabile che la devozione all’Addolorata sia stata favorita dai religiosi del complesso monastico dei Celestini.

 

Correva l’anno 1602

Il nostro Santuario appare, anche a un’occhiata superficiale, molto ricco di opere d’arte, di Epoche molto differenti, testimonianza della vivacità della devozione di cui è stato destinatario dal momento della sua costruzione fino ai giorni nostri. Abbiamo infatti opere più antiche, risalenti al XVI secolo, quindi precedenti l’edificazione della chiesa, e altre di periodi successivi, le ultime delle quali realizzate alla fine del Novecento. Può essere comunque interessante cercare di ricostruire, almeno in parte, il periodo storico che faceva da contorno al nostro Santuario e al nostro borgo in quel lontano agosto 1602. A quel tempo la nostra città, assai più piccola di quella odierna (costituita solo da Città Alta e dai borghi, contava circa 20.000 abitanti), faceva parte della Serenissima Repubblica di Venezia. La potente città marinara, benché non più florida come un tempo, sin dal 1427 aveva esteso la sua influenza sull’entroterra, fino ad arrivare alla Gera d’Adda (in alcuni punti era il fiume stesso a costituire il confine), cioè a ridosso del Milanese, allora facente parte dei domini del sovrano di Spagna. Per la sua natura di città di confine, Bergamo era stata dotata, già nel 1561, delle imponenti mura che tutti conosciamo, ornate dalle quattro porte contrassegnate dall’inconfondibile leone di San Marco.

L’atteggiamento di Venezia verso la nostra città era piuttosto benevolo e avrebbe procurato, tra l’altro, un buon impulso all’economia e all’arte. Vennero concesse ampie autonomie e si lasciarono sopravvivere le antiche magistrature comunali: la città dominante si accontentò di esercitare un controllo, peraltro discreto, tramite due rettori, di cui si riservava la nomina. Il governo veneziano era in generale oculato e accorto, tant’è che, a differenza della Spagna, la città lagunare non amava gettarsi a capofitto in guerre insensate contro le altre potenze europee. La situazione generale, però, era tutt’altro che tranquilla.

Chi abbia un ricordo, anche lontano, de I promessi sposi di Alessandro Manzoni, ambientati nel 1628, ricorderà senz’altro, sullo sfondo delle avventure dei famosi poveri fidanzati, il clima di malsana prepotenza e illegalità magistralmente presentato dall’Autore con documenti autentici emanati dal governo spagnolo, le gride: le leggi del periodo sono una testimonianza eloquente di episodi di delinquenza diffusissima e spietata, di gravi fatti di sangue e di soprusi commessi per lo più ai danni degli indifesi da parte di potenti signori, tollerati o anche protetti dalla classe politica corrotta e oziosa.

Stando alle fonti storiche circa la nostra città (Storia di Bergamo e dei bergamaschi di Bortolo Belotti), non si può dire che le condizioni di vita fossero molto migliori di quelle del Milanese: gli atti di violenza – omicidi, ferimenti, ruberie, stupri, minacce -, per lo più commessi o ordinati da potenti signori rivali tra loro, erano continui, sfociavano spesso in vere e proprie stragi e non risparmiavano né membri del popolo né autorità cittadine. Il nostro borgo, a quanto si può ricavare da dati statistici riguardanti la peste del 1630, era allora abitato da circa mille persone. Era un quartiere composto da molti bisognosi, e al tempo stesso molto sensibile ai bisogni dei poveri: già nel 1279 era stato fondato il Consorzio di Santa Caterina, istituita dai laici di questa chiesa e particolarmente devoto alla Madonna. Anche il monastero dei Celestini era un centro spirituale molto attivo: lì, nella chiesa di san Nicolò, nell’anno 1600 era sorta la Compagnia della Santissima Vergine dello Spasimo, o Sette Dolori, di cui facevano parte più di cinquecento persone.

In questo contesto, pieno di devozione ma certamente non facile, a mezzogiorno del 18 agosto 1602 doveva verificarsi un avvenimento destinato a cambiare, in una certa misura, la vita del borgo.

 

a cura della professoressa Loretta Maffioletti

dal giornale parrocchiale di giugno 2016

Rubrica sul sito nella sezione Borgo > Storia e curiosità