18 agosto – 415° anniversario dell’Apparizione

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Venerdì 18 agosto festa dell’Apparizione, ai piedi della Colonna votiva del Santuario e al termine della solenne processione, il nostro vescovo mons. Francesco Beschi davanti all’antico simulacro dell’Addolorata ha rivolto un discorso ai fedeli e alla città.

«Maria sia modello per una città solidale e aperta a tutti»

«Preghiamo Maria perché la nostra città possa essere una casa materna e accogliente, una città che non si lascia ghiacciare il cuore dalla paura e risponda alla violenza con la solidarietà». Sono le parole del vescovo Francesco Beschi rivolte all’intera città, ieri sera al termine della processione per la festa dell’Apparizione nel santuario dell’Addolorata in Borgo Santa Caterina, nel 415° anniversario dell’evento prodigioso del 18 agosto 1602, quando i raggi di una stella apparsa in cielo a mezzogiorno reintegrarono un affresco deteriorato dell’Addolorata dipinto sul muro di una casa. La festa è ormai patrimonio religioso, culturale e civico della città di Bergamo. Una festa che ha un cuore popolare di fede, devozione e tradizione con segni che continuano ad affascinare: il flusso dei fedeli alle Messe, le preghiere per affidare all’Addolorata dolori e speranze, le bancarelle, l’omaggio floreale dei vigili del fuoco alla colonna dell’Addolorata. Nel tardo pomeriggio la Messa solenne presieduta dal vescovo Beschi, che ha ricordato le vittime dell’attentato a Barcellona. «Preghiamo perché questo dolore non ci incattivisca. L’incontro con Maria ci renda capaci di costruire ragioni di convivenza e di pace fra tutti gli uomini. Davanti a questi atti – ha proseguito — sentiamo la necessità di essere vicini anche con le lacrime, che sono segno di un movimento del cuore che diventa solidarietà». In serata a salutare il vescovo e il prevosto era giunto il vescovo Enrico Dal Covolo, rettore della Pontificia Università Lateranense, ospite in questi giorni di conoscenti bergamaschi. Dopo i Vespri ha preso il via la lunga e affollata processione per il borgo con il bellissimo simulacro seicentesco dell’Addolorata. Per sottolineare il legame civico, erano presenti anche il sindaco Giorgio Gori, il vicepresidente della Provincia Pasquale Gandolfi e il sindaco di Pedrengo Gabriele Gabbiadini, paese legato da un antico voto al santuario. Bellissimo il colpo d’occhio sulla via, con la banda, le finestre addobbate e le luminarie. «Abbiamo concluso la processione dopo giorni di particolare venerazione a Maria — ha detto il vescovo nelle riflessioni al termine della processione — che qui ha compiuto un segno che non si cancella nei secoli e nella memoria. Abbiamo portato Maria lungo le strade e nelle nostre menti e nei nostri sentimenti. In diversi modi abbiamo pensato o desiderato di essere un poco come Maria e che la nostra città possa essere come Lei città materna in cui tutti abbiano il compito di custodire la vita e quella degli altri, soprattutto dove langue, si soffre, o è prossima a spegnersi». Monsignor Beschi ha indicato Maria come modello per la costruzione della città. «In questa processione ci sono tante persone. Maria è risposta a ogni tentazione o forza distruttiva. Maria parla di una comunità cristiana e di una città che possa essere percepita come casa comune e casa accogliente dove nessuno è abbandonato. Come casa solidale che non si lascia ghiacciare il cuore dalla paura, città attenta a ogni altro, città che risponde alla violenza distruttiva con la solidarietà costruttiva. Ma anche — ha aggiunto il vescovo — città che non si rassegna all’invecchiamento, che offre energie sempre nuove e dove anche gli anziani possono offrire dei sogni a tutti. Da questa antica immagine possa nascere la determinazione a costruire una città davvero città comune, una città di tutti».

Carmelo Epis 

Monica Gherardi 

(Da L’Eco di Bergamo del 19 agosto 2017)