Ci sono tempi privilegiati lungo l’anno e la Quaresima è uno di essi.
Quaresima 2024 Messaggio di Papa Francesco
Ricordati di tutto il cammino
40 giorni per ritrovarsi
(Dal Giornale Parrocchiale di Febbraio 2024)
“Ricordati di tutto il cammino che il tuo Dio ti ha fatto percorrere per quarant’anni nel deserto”, dice Mosè al popolo di Israele appena prima di entrare nella Terra Promessa (Deuteronomio 8,2). È proprio per questo che è stato istituito il tempo dei quaranta giorni: rivedere il proprio cammino, ritrovarne la direzione e riprendere il passo giusto. Prendo come maestro Mosè con i passi da lui compiuti.
Il primo passo Mosè lo ha compiuto quando, trovandosi davanti al roveto ardente, si è sentito dire: “togliti i calzari, perché stai su un terreno santo”. Occorre pensare cioè alla nostra vita come “terra santa”, abitata dal mistero di Dio, dove alla fine non siamo noi a guidare, ma è Lui. La Quaresima è un tempo in cui ritrovare il mistero di Dio con la preghiera, “toglierci i sandali” nel senso di coltivare l’intimità con Dio e abitare la nostra esistenza come terra che non ci appartiene del tutto e che solo da Dio riceve la pienezza del suo significato.
Nel secondo passo Mosè è condotto sul monte, il Sinai, dove scopre che Dio lo aspetta per stringere alleanza, per legarsi totalmente a lui. Mosè insomma scopre che, anche quando lo dimenticava, Dio aveva solo il desiderio di manifestargli la Sua presenza e di farsi suo compagno di viaggio. Gli consegna i comandamenti, ma Lui non li chiama così, cioè “comandamenti”, bensì “le dieci parole”, perché Dio non è il padrone assoluto che vuole tenerci asserviti con regole ferree, ma è il Padre che con le Sue parole intende essere luce e guida e mantenerci in quella libertà che solo in Sua compagnia si sperimenta: “Io sono il Signore tuo Dio, che ti ho fatto uscire dall’Egitto” (Esodo 20,7). Occorre pertanto smascherare gli idoli che tendono a sostituirsi a Lui.
Nel terzo passo Mosè, insieme col suo popolo, viene a conoscere la durezza del cammino nel deserto, con tutte le sue tentazioni, dove la tentazione principale è quella di tornare indietro, di fare come se non avesse mai conosciuto Dio, perché la compagnia Sua è troppo impegnativa. Il fatto è che il deserto, cioè la vita, spesso sembra smentire le promesse di Dio e allora serve soprattutto ritrovare la fiducia: ritrovarla proprio là dove sembra che manchi l’acqua, che il cammino sia troppo faticoso, che ci siano ostacoli da superare. Ecco pertanto la Quaresima come il tempo di deserto in cui ravvivare la fede, il tempo per comprendere che, se c’è qualche rinuncia o combattimento da fare, non ci dobbiamo scoraggiare come se fosse il segno che Dio ci ha abbandonato, mentre è piuttosto il tempo della prova in cui la fede può fortificarsi.
Il quarto passo in realtà non viene dopo gli altri tre, ma si ripresenta puntualmente in molti momenti: ed è la ribellione, il peccato, il voltare la faccia a Dio. Non c’è come camminare per evidenziare quanto siamo zoppicanti. O perché mormoriamo contro Dio quando le cose non vanno secondo programma o perché dimentichiamo che stiamo camminando insieme ad altri e pensiamo solo a faticare di meno noi o perché ci costruiamo e diamo credito a idoli che ci promettono una facile felicità. Il deserto – e quindi la Quaresima – sono anche luogo/tempo di pentimento e penitenza, per fare verità su noi stessi.
L’ultimo passo di Mosè è sorprendente: arrivato al monte Nebo, intravede la Terra Promessa, ma muore prima di entrarci. Anche quest’ultimo passo ha molto da dirci: finché siamo in questo mondo la Terra Promessa non sarà mai conquistata definitivamente, proprio per questo abbiamo necessità di rimetterci in cammino ogni volta di nuovo, ogni anno, ogni giorno.
Ecco allora l’utilità della parola che abbiamo messo come titolo: non è la prima volta che fai Quaresima, ma anche stavolta è l’occasione per riprendere il senso del “tutto”, per orientarti meglio.
d. Pasquale con i sacerdoti della Parrocchia
Foto: Accesso a Petra, non lontano dal cammino percorso da Israele