Correva l’anno 1604 (e seguenti)
Già nell’agosto 1603 Bernardo Berlendis, deputato del Santuario e progettista della nuova chiesa, aveva firmato l’accordo con il muratore Genovario di Amboni in merito all’edificazione del luogo di culto: il 17 febbraio dell’anno seguente venne acquistato un pezzo di terra dai frati Celestini per ricavarne un viale che collegasse il monastero con il santuario, e i lavori proseguirono con una certa celerità, tant’è che il 1° dicembre 1605 vi si poté celebrare la prima Messa.
La testimonianza diretta in nostro possesso, il Quaderno del Santuario n. 3,3 riporta che la chiesa si trovava “a cavaliere della Seriola nuova… di guisa che l’altare della Madonna poggia sul volto della roggia”; aggiunge poi che “i pii bevono la sotto scorrente acqua e in essa lavano i membri infermi con divota fiducia della benedizione di Maria”.
L’affresco miracoloso venne poi tolto dalla sua posizione originaria e collocato sull’altare, operazione molto rara in quei tempi. Francesco Maria Tassi così avrebbe annotato molto più tardi (1793) nel suo Vite di Pittori, Scultori e Architetti Bergamaschi: “Fu la devota pittura con molta diligenza tagliata dal muro e con tutta solennità e divozione trasportata e posta sopra l’altare maggiore.”
Furono poi costruiti il campanile, la sagrestia e l’abitazione del cappellano. A proposito di quest’ultimo, già dal 1° gennaio 1603 (da prima che sorgesse la chiesa, cioè) don Antonio Petrella era stato incaricato di celebrare ogni giorno per un anno le Messe sul luogo dell’Apparizione. Dopo di lui compare, nei documenti, un don Gritti, sostituito, il 6 gennaio 1605, da don Francesco Bazzino. Dall’agosto del 1606 si procedette a una vera e propria elezione del cappellano (in quest’occasione il designato fu don Andrea Olmo), con voto segreto e con palline bianche e nere. Il cappellano rimaneva in carica per tre anni e, in questi primi periodi, aveva il compito di cantare o far cantare la Messa per quanti gli facessero offerte a questo scopo, oltre ad attendere alle confessioni dei fedeli e a comunicarli qualora ne fosse stato richiesto. Con il passare degli anni i suoi compiti sarebbero stati meglio definiti. Con ogni probabilità entro lo stesso 1606 si presero accordi per il servizio del sagrestano (ci è noto il nome di un messer Pietro detto il povero).
Si decise inoltre di celebrare ogni anno una solenne festa liturgica con processione. Per tale processione fu necessario incaricare uno scultore di realizzare una statua lignea che richiamasse l’immagine dell’affresco miracoloso: a commissionarla fu Gerolamo Gallina, il cui nome e il cui stemma compaiono infatti sullo scudetto scolpito nel plinto del gruppo scultoreo, ma l’autore di quest’opera, tuttora tanto venerata, è rimasto stranamente sconosciuto.
a cura della professoressa Loretta Maffioletti
foto: Gruppo ligneo dell’Addolorata al Santuario, fasi di montaggio per le Feste dell’Apparizione di agosto.
dal notiziario parrocchiale di novembre 2016
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